10 piatti tipici della cucina siciliana

8 min · 1 Dic 2023

10 piatti tipici della cucina siciliana

Una tradizione millenaria e una straordinaria varietà di piatti tipici fanno della Sicilia un vero e proprio paradiso per gli amanti del buon cibo. La cucina siciliana è un magnifico mare in cui navigare tra odori, sapori e colori che appagano i cinque sensi in modo sapiente. La sua peculiarità è che, nel corso del tempo, ha saputo cogliere dai suoi conquistatori i segreti dell’arte gastronomica e farli propri. Ecco qui di seguito 10 piatti che non potete perdervi, per fare delle vostre vacanze in Sicilia un viaggio nei sapori!

La caponata

La regina della tavola in Sicilia è senza dubbio la caponata (capunata in siciliano). Dal sapore tipicamente mediterraneo e dal gusto agrodolce, viene preparata con melanzane fritte, sedano, cipolla, pomodoro, capperi, aceto, olive, sale e zucchero. Perfetta come antipasto ma pure come contorno, è amata e cucinata in tutta la regione, e praticamente ogni città ha la sua piccola o grande variante del piatto rispetto alle altre. Originariamente era a base di pesce: al posto delle melanzane si trovavano dei caponi (nome dialettale delle lampughe), da cui il nome. Il piatto, poi, sulle tavole dei siciliani meno abbienti, prese le sembianze che conosciamo oggi.

Arancini (o arancine)

Arancini o arancine? Se nella Sicilia orientale si usa il maschile, nella parte occidentale dell’isola è rigorosamente femminile. Si tratta di piccoli timballi di riso, dalla forma tonda o con la punta a cono, farciti generalmente con ragù, piselli e caciocavallo. Ma che è possibile gustare in tante e squisite varianti (ripieni di prosciutto cotto e mozzarella, al pistacchio di Bronte, con sugo di pesce, ecc.). Il nome deriva dalla forma e dal colore dorato tipico che ricordano un’arancia, anche se nella Sicilia orientale sono spesso modellati a forma di cono per ricordare le fattezze dell’Etna. Le sue origini sono molto discusse. Sembra che risalga al periodo della dominazione saracena (tra il IX e l’XI secolo) ma solo con Federico II di Svevia (XIII secolo) fu introdotta la panatura croccante.

Pane e panelle

Pane e panelle è un classico della cucina di strada siciliana (tipico della città di Palermo), di grande spessore per gusto, sapore e semplicità degli ingredienti. Non è altro che un morbido panino ricoperto di semi di sesamo e ripieno di frittelle di farina di ceci, generalmente aromatizzate con prezzemolo e arricchite da una spruzzata di limone. La storia di questo piatto parte da lontano. Già in epoca romana i ceci erano largamente usati in cucina, soprattutto sotto forma di polenta, ma in Sicilia furono gli arabi a sperimentare la macinazione dei semi di ceci per ricavare la farina che, mescolata all’acqua e cotta, dava vita ad un impasto simile alla polenta. Poi, nel corso del tempo, i panellari affinarono la ricetta aggiungendovi sale e pepe, e ovviamente la frittura. Le panelle sono consumate pure insieme ai cazzilli, ovvero crocchette di patate con prezzemolo.

La pasta alla norma

Tra i primi piatti è d’obbligo assaggiare la pasta alla norma. Originaria della zona di Catania, oggi si trova in tutta la regione. Conosciuta e amata in tutto il mondo, è un piatto a base di maccheroni (solitamente) conditi con sugo di pomodoro fresco, melanzane fritte, foglie di basilico fresco e una abbondante grattugiata di ricotta salata a fine cottura. Secondo alcune fonti storiche sarebbe stata creata in omaggio all’omonima opera del compositore Vincenzo Bellini. Ma altre ricerche attribuirebbero l’origine del piatto al fatto che fosse definito da cuochi e commensali come “fatto a norma”, ovvero a regola d’arte. Al piatto è dedicata anche una Giornata Nazionale della Pasta alla Norma, che cade il 23 settembre.

La pasta con i broccoli arriminati

Un altro primo piatto tipico della tradizione siciliana di cui non si può proprio fare a meno è la pasta con i broccoli arriminati. Pur non avendo la stessa notorietà della pasta alla norma, rappresenta uno dei piatti più conosciuti dell’isola per la sua incredibile bontà. Nonostante il nome, il protagonista di questa ricetta non è il broccolo ma il cavolfiore (in Sicilia il cavolfiore viene comunemente chiamato broccolo mentre il broccolo vero e proprio viene denominato sparacello). Invece con il termine arriminiati si intende l’atto di mescolare con il quale si rende cremoso il condimento composto da cavolfiore verde, uvetta, pinoli e mollica tostata.

Le busiate con pesto alla trapanese

Un’altra irresistibile specialità siciliana è il pesto alla trapanese, una deliziosa salsa pestata cruda, da usare a freddo, che si prepara con olio, basilico, pomodoro, mandorle, pecorino e aglio. Si tratta di una ricetta molto antica. Nel porto di Trapani si fermavano le navi genovesi, provenienti dall’Oriente, che portarono la tradizione dell’agliata ligure, a base d’aglio e noci. Dall’incontro delle due culture culinarie nacque questa preparazione, quando i trapanesi aggiunsero gli ingredienti tipici della loro terra (il pomodoro e le mandorle). Si sposa bene con tutti i tipi di pasta ma abitualmente viene utilizzato per condire le busiate, una sorta di maccheroni attorcigliati a formare una morbida spirale, così chiamati perché l’impasto originariamente veniva avvolto attorno al fusto di una pianta, il “buso” in dialetto siciliano.

La pasta con le sarde

La pasta con le sarde è uno dei capolavori della gastronomia siciliana, che ha creato un piatto in cui i sapori più disparati concorrono a formare un’armonia unica. Ne esistono molte variante ma solitamente si prepara con bucatini o maccheroni conditi con sarde fresche, uva sultanina, pinoli, acciughe, zafferano, olio, sale e pepe. Secondo la tradizione fu inventata nel IX secolo da un cuoco arabo al servizio del generale Eufemio da Messina, che trovandosi in difficoltà con gli approvvigionamenti, elaborò questo piatto utilizzando quel che la natura offriva. Esiste pure una versione “povera” del piatto, la cosiddetta pasta con le sarde a mare, cioè senza sarde (perché rimaste, appunto, a mare), che è la quintessenza dell’arte di sapersi arrangiare.

Le sarde a beccafico

Con le sarde si prepara anche un altro piatto tipico siciliano. Stiamo parlando delle sarde a beccafico, in siciliano sárdi a beccaficu. Sono considerate un secondo ma vengono servite pure come antipasto. Le sarde vengono pulite ed eviscerate e poi ripiene con un composto di aglio tritato, pangrattato, zucchero, uva sultanina, acciughe, pinoli e prezzemolo prima di essere messe in forno. Il nome deriva da un uccello chiamato appunto beccafico, che anticamente i nobili siciliani consumavano farcito delle sue stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma considerato un bene di lusso. I popolani allora ripiegarono sulle sarde (che potevano permettersi) e per imitare il ripieno d’interiora utilizzarono la mollica di pane, i pinoli e poco altro. Nacquero così le sarde a beccafico.

Il falsomagro

Non vi è niente di più diffuso in Sicilia del falsomagro (in dialetto siciliano farsumagru o bruciuluni), un ricco e saporito secondo piatto di carne ritualmente presente nelle mense di ogni parte della regione. La ricetta, sinonimo di abbondanza, è perfetta per il pranzo della domenica o per la tavola delle feste. È costituito da una fetta di carne di manzo arrotolata che nasconde al suo interno un delizioso ripieno. L’imbottitura varia da famiglia a famiglia e da zona a zona ma solitamente è fatta con uova sode, macinato, mortadella o pancetta, lardo e caciocavallo. Riguardo le sue origini, pare che la ricetta sia stata importata in Sicilia dai cuochi francesi durante la dominazione angioina del XIII secolo.

Il cous cous

Un’altra specialità tipica della cucina siciliana, in particolar modo della zona del trapanese, è il cous cous (in dialetto locale cùscusu). Il piatto è preparato con semola di grano duro cotta in una particolare pentola in terracotta (detta couscoussiera) e arricchita con ingredienti diversi a seconda che si voglia ottenere un cous cous di pesce o di verdure. È una ricetta di origine magrebina che fin dai tempi più antichi ha caratterizzato la cucina dei nomadi berberi e che si diffuse in Sicilia durante il periodo della dominazione araba. Al piatto è dedicato anche un festival multiculturale, il Cous Cous Fest, che si tiene annualmente nel mese di settembre a San Vito Lo Capo, dove ci si confronta sulle modifiche etniche e soprattutto si mangia molto.

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