Il vino Marsala e le sue origini

3 min · 18 Lug 2023

Il vino Marsala e le sue origini

Tra le numerose eccellenze della produzione vitivinicola siciliana, una delle più famose è il Marsala, un vino liquoroso a Denominazione di Origine Controllata (DOC) apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche organolettiche e per la sua grande versatilità. Oltre ad essere gustato semplicemente così com’è, viene infatti utilizzato per arricchire di sapore salse, creme, antipasti, primi e secondi piatti, dolci. Per le sue innumerevoli possibilità di utilizzo in cucina, il Marsala è uno degli ingredienti più importanti della tradizione gastronomica italiana.

Le sue origini risalgono alla seconda metà del XVIII secolo, quando un commerciante inglese di nome John Woodhouse, di passaggio nel Mediterraneo a bordo del suo bastimento, fu costretto ad attraccare al porto di Marsala a causa di una forte tempesta. Durante la sua permanenza ebbe modo di assaggiare in una delle tante osterie della città il miglior vino prodotto dai contadini della zona, il perpetuum. Un bicchierino e fu subito amore. Ne comprò 50 barili, addizionandolo però con distillato di vino, come accadeva per il Porto e lo Sherry, al fine di preservarne le caratteristiche durante il lungo viaggio fino alla madrepatria. La prima spedizione si ebbe nel 1773 e il successo fu tale che Woodhouse decise di acquistare uno stabilimento a Marsala per iniziare una produzione su larga scala. In poco tempo altri inglesi come Ingham e Stephens fondarono le loro ditte a Marsala, dove trattavano e invecchiavano i vini acquistati dai viticoltori dell’entroterra. Più tardi, nel 1832, sorse, per iniziativa di Vincenzo Florio, il primo stabilimento italiano, ancora oggi uno dei più notevoli d’Europa.

La zona di produzione del Marsala è stata individuata, dal disciplinare che ne tutela l’origine, nel territorio della provincia di Trapani, ad esclusione del comune di Alcamo e delle isole di Pantelleria e Favignana.

Esistono diverse tipologie di questo vino. La prima grande distinzione è tra il Marsala Vergine e il cosiddetto Marsala “conciato”. Il primo è addizionato, dopo la fermentazione, con solo etanolo di origine vitivinicola e/o acquavite di vino. Una volta sottoposto ad invecchiamento con il metodo soleras, può essere commercializzato nei tipi: Marsala vergine, con invecchiamento di almeno cinque anni; e Marsala vergine riserva, con invecchiamento di almeno dieci anni. Il Marsala “conciato” è invece addizionato, dopo la fermentazione, con etanolo, mosto cotto e mistella (una miscela di mosto d’uva tardiva e mosto concentrato). Anche esso deve essere sottoposto ad invecchiamento per arrivare alla commercializzazione nei seguenti tipi: Marsala fine, minimo 1 anno di invecchiamento; Marsala superiore, minimo 2 anni di invecchiamento; e Marsala superiore riserva, minimo 4 anni di invecchiamento.

Si divide poi per il colore in: oro, prodotto da uve a bacca bianca senza aggiunta di mosto cotto; ambra, prodotto da uve a bacca bianca, con aggiunta di mosto cotto superiore all’1%; e rubino, prodotto da uve a bacca nera (con eventuale aggiunta massima del 30% di uve a bacca bianca) senza aggiunta di mosto cotto.

Infine, si differenzia a seconda del contenuto zuccherino in: dolce, con zuccheri superiori a 100 gr. per litro; secco, con zuccheri inferiori a 40 gr. per litro; e semisecco, con zuccheri tra i 40 gr. e i 100 gr. per litro. Piccola curiosità: il Marsala dolce viene denominato anche Garibaldi perché l’eroe dei due mondi, sbarcato con i suoi Mille a Marsala, restò ammaliato da questo tipo di vino.

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