5 cose da vedere a Calatafimi Segesta

5 min · 10 Nov 2023

5 cose da vedere a Calatafimi Segesta

Situato a 50 chilometri da Marsala e a 35 dal capoluogo Trapani, Calatafimi Segesta è un piccolo paese immerso nella natura e dall’inestimabile patrimonio storico, architettonico, artistico e religioso. Ha un ricco passato che affonda le radici nel mito e nella storia. La tradizione vuole che il semidio della mitologia greca Eracle, attraversandolo, durante una delle sue fatiche, si sia ristorato sulla riva del fiume Caldo e che il troiano Enea, diretto verso il Lazio, volle qui fondare la città di Segesta. Dalla fine di Segesta sono trascorsi quindici secoli, durante i quali questa terra ha subito il dominio di popoli diversi. Basta camminare per le sue strade per rendersene conto.

Cosa vedere a Calatafimi Segesta? Ecco 5 cose da non perdere!

Il Parco Archeologico di Segesta

L’area in cui sorgeva Segesta, che fu la più importante delle città degli Elimi, è oggi un ampio sito archeologico. Qui gli scavi hanno portato alla luce i resti dell’originario stanziamento elimo, dell’età ellenistico-romana, dell’insediamento musulmano, normanno-svevo e medievale. Gli elementi più significativi del parco archeologico sono: il Tempio dorico (V secolo a.C.), uno dei pochi monumenti che si conservano perfettamente integri dall’antichità; il Teatro (II secolo a.C.), uno dei più suggestivi e ben conservati teatri dell’antichità (che ancora oggi viene utilizzato durante la stagione estiva per spettacoli e rappresentazioni); e il Santuario di Contrada Mango (VI – V secolo a.C.), il più antico luogo di culto segestano.

Il Castello Eufemio

Posizionato su un colle che domina l’intero paese, il Castello Eufemio (o di Phimes) era uno dei siti fortificati posti a difesa e a controllo delle vie di accesso a Segesta. Di esso però si hanno notizie scritte solo a partire dal XII secolo. Fu anche sede del governatore del re, dimora dei signori della città e prigione dal XVII secolo al 1868, anno nel quale venne abbandonato ed in cui iniziò il suo lento degrado. Sebbene sia in rovina, e rimangano solo alcuni ruderi, merita comunque una visita. All’esterno sono ancora riconoscibili le torri quadrangolari mentre riguardo agli spazi interni si individuano alcune piccole celle di carcere sulle cui pareti si possono scorgere i graffiti incisi dai detenuti.

La Chiesa del Santissimo Crocifisso

Ai piedi del Castello Eufemio, su una grande spianata acciottolata, si erge la Chiesa del Santissimo Crocifisso, uno dei gioielli di Calatafimi. Di questa chiesa il famoso viaggiatore e architetto francese Jean-Pierre Houël ebbe a dire che si trattava di “una delle più belle chiese di Sicilia, leggiadra come un salotto”. Fu eretta tra il 1741 e il 1759 su progetto dell’architetto trapanese Giovanni Biagio Amico in seguito ad una serie di miracolose guarigioni (avvenute nel 1657) associate ad un antico crocifisso ligneo (che purtroppo andò distrutto nel 1887 e fu sostituito l’anno successivo con l’attuale). All’interno della chiesa si possono ammirare un gran numero di opere d’arte. In onore del Santissimo Crocifisso si celebra anche una festa nei giorni che vanno dal 1º al 3 maggio.

Il Santuario di Città di Maria Santissima di Giubino

Un altro edificio religioso da non perdere è il Santuario di Città di Maria Santissima di Giubino (patrona della cittadina), che ha l’ingresso principale in via Mazzini ed uno secondario in piazza del Plebiscito. Fu eretto nella prima metà del XVIII secolo, su disegno dell’architetto Giovanni Biagio Amico, per sostituire un’altra chiesa, più piccola e corrispondente almeno in parte all’attuale sacrestia. Custodisce un pregevole trittico marmoreo di Maria Santissima di Giubino, con al centro la Vergine scolpita in posizione seduta che tiene in braccio il Bambino e rispettivamente a sinistra e a destra di chi guarda San Michele Arcangelo e San Francesco d’Assisi. È attribuito a Francesco Laurana, che lo avrebbe scolpito per ordine di Pietro Speciale nel XV secolo.

Il Museo Etno-Antropologico

Ospitato nell’ex Convento di San Francesco d’Assisi (fondato nel 1543), il Museo Etno-Antropologico costituisce la memoria storica della popolazione e ne documenta la vocazione prettamente agricola. Accoglie un’interessante serie di attrezzi, strumenti e oggetti utilizzati nelle attività che si svolgevano nei campi, nelle botteghe artigiane o più semplicemente in ambito domestico, tra i quali spiccano un antico torchio per il vino ed un telaio per la lavorazione dei tappeti. Vi sono inoltre ricostruite una cucina e una stanza da pranzo contadina, una camera da letto dei primi del Novecento e una bottega da calzolaio.

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