Parchi archeologici di Segesta, Selinunte e Lilibeo
4 min · 11 Gen 2024
In Sicilia sono presenti un gran numero di parchi archeologici ancora in ottime condizioni che testimoniano le varie dominazioni e culture che hanno interessato il passato di questa regione. Qui di seguito vi presentiamo tre parchi del trapanese: un vero e proprio viaggio alla scoperta delle antiche e differenti civiltà del Mediterraneo.
Il Parco Archeologico di Segesta
Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un’antica civiltà che si diceva fondata dai troiani e che si stabilì in Sicilia nell’Età del Bronzo. L’area in cui sorgeva è oggi un ampio sito archeologico a più strati. Qui infatti gli scavi hanno portato alla luce i resti dell’originario stanziamento elimo, dell’età ellenistico-romana, dell’insediamento musulmano, normanno-svevo e medievale. Il pezzo forte di Segesta è il Tempio dorico. Risalente al 430 a.C. e lasciato probabilmente incompiuto, è uno dei pochi monumenti che si conservano perfettamente integri dall’antichità. Oltre al tempio, si segnalano il Teatro (II secolo a.C.) e il Santuario di Contrada Mango (VI – V secolo a.C.). L’ottimo stato di conservazione delle rovine, unito alla maestosità dell’ambiente naturale in cui sorgono, fanno di questo sito una delle principali attrazioni della Sicilia. L’area dista pochi chilometri dal centro abitato di Calatafimi Segesta. Al Parco Archeologico di Segesta afferiscono anche altri siti diffusi sul territorio della provincia di Trapani quali: l’Area Archeologica di Grotte Scurati, l’Area Archeologica di Rocca di Entella, l’Area Archeologica di San Miceli, l’Area Archeologica di Mokarta e l’Area Archeologica di Monte Castellazzo.
Il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria
Con un’estensione di circa 377 ettari tra parco e siti dipendenti, il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, è uno dei più grandi parchi archeologici del Mediterraneo. Conserva i colossali resti di Selinunte (comune di Castelvetrano), una delle più affascinanti città morte della Sicilia, fondata intorno al 650 a.C. da coloni provenienti da Megara Hyblaea. Le rovine sono sparse in una vasta area su cui domina la collina di Manuzza, sede della città antica vera e propria. Nell’area sono stati rinvenuti i resti di numerosi templi di ordine dorico (individuati da lettere dell’alfabeto, dal momento che non è stato ancora possibile decifrare le divinità alle quali erano consacrati), tra i quali spicca il Tempio C, il più vetusto ed il più grandioso degli edifici templari selinuntini. Il parco archeologico comprende anche: le cosiddette Cave di Cusa (Campobello di Mazara), dov’è stata estratta dal VI secolo a.C. la pietra utilizzata per erigere i templi della città; il Museo del Satiro (Mazara del Vallo), in cui sono esposti, oltre ad una preziosa statua bronzea del IV sec. a.C., reperti provenienti dalle acque del canale di Sicilia; il Castello Grifeo (Partanna), sede del Museo Civico della Preistoria del Basso Belice; e i siti archeologici dell’Isola di Pantelleria (Mursia e Cimillia, Santa Teresa e San Marco, Lago di Venere, Scauri).
Il Parco Archeologico di Lilibeo-Marsala
Il nucleo del Parco Archeologico di Lilibeo è costituito dall’area archeologica di Capo Boeo (sul Lungomare omonimo a Marsala), che conserva una considerevole parte dell’abitato di Lilybaeum, antica città cartaginese prima, e romana poi. Venne fondata, secondo la testimonianza di Diodoro, dai punici esuli, fuggiti da Mothia, distrutta da Dionisio di Siracusa nel 397 a.C. Tra i principali monumenti rimessi in luce si segnalano le terme pubbliche, la grande Domus di epoca imperiale e il Santuario dedicato alle divinità salutari Asclepio e Salus-Igiea. La sede museale del parco archeologico è il Baglio Anselmi, uno stabilimento ottocentesco per la produzione del vino Marsala, ristrutturato e adibito a museo nel 1986, che ospita le più importanti testimonianze dell’antica Lilybaeum. Oltre all’area archeologica di Capo Boeo, il parco comprende: la necropoli ellenistico-romana di via del Fante (Marsala); la vasta area dei Niccolini e di Santa Maria della Grotta (Marsala); l’Ipogeo dipinto di Crispia Salvia in via Massimo D’Azeglio (Marsala); e la Grotta del Pozzo (sul versante nord- est dell’isola di Favignana, in località San Nicola), di notevole rilevanza dal punto di vista storico-archeologico per la presenza di iscrizioni e raffigurazioni, riferibili alla fase punica e neo-punica, che attestano il suo utilizzo come luogo di culto o sepoltura.