Il cocktail Negroni e le sue origini
3 min · 20 Nov 2024
Insieme all’Americano, al Bellini e allo Spritz, il Negroni è uno dei cocktail italiani più celebri (e il secondo più richiesto al mondo dopo l’Old Fashioned). Tre ingredienti (Bitter Campari, Gin e Vermut rosso) s’incontrano in un bicchiere con il ghiaccio e creano una melodia che accarezza i sensi. Riconosciuto ufficialmente dall’IBA (International Bartenders Association), è ideale come aperitivo (ma anche un eccellente after dinner) per via del suo gusto amaro e della sua importante carica aromatica. Un tempo era utilizzato come test per mettere alla prova i barman. Eri certo di essere in un grande bar se la persona dietro il bancone sapeva come fare un Negroni.
Sono in tanti ad apprezzare questo cocktail leggendario ma in pochi sanno che è nato in un locale di Firenze. Anche se per molti fu ideato nel 1919, secondo Luca Picchi, autore di ben due libri sul Negroni (“Sulle tracce del conte. La vera storia del cocktail Negroni” e “Negroni cocktail. Una leggenda italiana“), l’anno della sua nascita potrebbe in realtà variare tra il 1917 e il 1920. All’epoca a cavallo tra via de’ Tornabuoni e via della Spada c’era il Caffè Casoni, frequentato da un personaggio davvero particolare. Era un aristocratico dalle maniere gentili, poliglotta ed amante del bere miscelato, che aveva girato il mondo. Il suo nome era conte Camillo Negroni. Un giorno il conte, per dare una sferzata di energia al suo cocktail preferito, l’Americano, chiese al barista del locale Fosco Scarselli di sostituire il seltz con un tocco di gin, un distillato che sicuramente aveva conosciuto durante il suo girovagare. Al posto della solita fettina di limone, Scarselli ne mise una di arancia e da quel momento tutti i frequentatori del locale, curiosi di questa novità, iniziarono a chiedere “Un Americano come Negroni”, poi “Un Americano alla Negroni” e infine “Un Negroni!”. Grazie alla grande fama che accompagnava il conte a quell’epoca, la notizia del “nuovo nato” si diffuse velocemente prima in tutta la Toscana e successivamente in Italia.
Incomprensibilmente il Negroni non apparì nei ricettari europei almeno fino al 1947. Nel 1939 nel ricettario “Bar La Florida Cuña del Daiquiri Cocktail” pubblicato a Cuba venne citata per la prima volta la parola Negroni per presentare la combinazione di Bitter, Gin e Vermut rosso. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, finalmente comparve una testimonianza scritta del cocktail anche in Italia. Accadde nel ricettario “Cocktails Portfolio” di Amedeo Gandiglio (con bellissime illustrazioni di Ettore Sottsass), dove l’autore (e barman) propose addirittura due versioni del cocktail: oltre alla ricetta del più classico Negroni, anche una versione chiamata “Asmara Negroni”.
Come si prepara il Negroni? La ricetta classica è 30 ml di Gin, 30 ml di Vermut rosso e 30 ml di Bitter Campari. Senza dimenticare la fetta d’arancia.
Ma quali sono gli accorgimenti per un Negroni fatto a regola d’arte?
Il bicchiere in cui viene versato il cocktail, per convenzione un tumbler basso, va raffreddato prima di iniziare la preparazione. Basta riempirlo di ghiaccio, ricordando poi di scolare l’acqua che si forma.
Per quanto riguarda la miscelazione, gli ingredienti vanno dosati direttamente nel bicchiere con un misurino (in gergo, jigger). Si riempe di ghiaccio e poi si versano rigorosamente nell’ordine Gin, Vermut rosso e Bitter. Alla fine si mescola delicatamente con un cucchiaino lungo e si guarnisce con una bella fetta d’arancia.